Gianni Agnelli a Torino. La storia al lavoro tra memoria e innovazione

Gianni Agnelli a Torino. La storia al lavoro tra memoria e innovazione

L’omaggio che Torino ha reso a Gianni Agnelli il giorno della sua morte ha pochi eguali nella storia repubblicana: la coda ininterrotta all’ingresso della sua camera ardente alla Pinacoteca del Lingotto, la folla che riempie il Duomo e la piazza antistante per i funerali. Per una città abituata da secoli ad avere un regnante, Gianni Agnelli e la sua famiglia hanno rappresentato il prestigio e l’unità cittadina, anche senza una vera corona a suggellarli. Fiat, Stampa, Juventus: i più importanti simboli italiani e internazionali della città sabauda sono stati gestiti dalla famiglia. Ma è senza dubbio Gianni, omonimo del nonno fondatore dell’azienda, ad aver incarnato la figura del leader. Amato e odiato, invidiato e corteggiato, è stato, a detta di alcuni, una sorta di ministro degli esteri ombra per vari decenni, grazie ai suoi contatti personali con l’alta società di tutto il mondo (si pensi alla sua amicizia con J.F. Kennedy). Un personaggio dal carisma tale da trasformare alcune sue eccentricità (l’orologio sul polsino, ad esempio) in fenomeni di costume; imitato, spesso invano, da una nuova classe emergente di giovani imprenditori nell’Italia da bere degli anni ’80. La sua esperienza alla guida dell’azienda di famiglia, cominciata all’età di 45 anni, è stata tutt’altro che in discesa: dalla Fiat vallettiana del boom economico, “l’avvocato” ha traghettato la casa automobilistica attraverso l’autunno caldo delle contestazioni operaie e dello statuto dei lavoratori, fino alla svolta – epocale per le relazioni tra capitale e lavoro – rappresentata dalla marcia dei 40mila quadri del 1980. Una figura modernissima e al contempo fortemente legata al secolo scorso (in cui grandi aziende multinazionali potevano ancora essere gestite direttamente dalla famiglia del fondatore), la cui assenza ha lasciato la città, nel bene o nel male, a dover affrontare le sfide del nuovo millennio senza una guida a cui rivolgersi.

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