Torino città dell’auto e prima capitale d’Italia. Non solo però. Ciò che si dimentica spesso, infatti, è Torino città del caffè. Siamo a fine ‘800 quando due torinesi lasciano un segno talmente duraturo da giungere fino alle nostre assonnate colazioni. Il primo, Angelo Moriondo, proprietario del Grand-Hotel Ligure di piazza Carlo Felice, aveva capito anzitempo, grazie all’attenta osservazione della sua clientela, che la vita moderna è fatta sì di piaceri, ma soprattutto di fretta. Per soddisfare entrambi mise così a punto, nel 1884, una macchina per la produzione di caffè istantaneo che ebbe un tale successo da diventare quasi sinonimo stesso della bevanda: l’espresso. Il secondo torinese cui si è accennato ha invece un nome molto più celebre del primo (che è stato quasi soppiantato dalla fama della sua stessa invenzione). Si tratta di un droghiere che nel 1895 aprì un piccolo esercizio commerciale in via San Tommaso, nel centro di Torino. Come spesso capita a riguardare col senno di poi le storie di grandi avventure imprenditoriali, tutto ebbe inizio da una piccola intuizione. Anziché vendere caffè di un’unica varietà, Luigi Lavazza, eccolo il nome conosciuto, iniziò a miscelare qualità diverse di caffè provenienti da varie parti del mondo, cercando il giusto mix in grado di creare gusti nuovi e particolari. Il resto è storia, come si dice. L’azienda omonima è arrivata al XXI secolo restando legata alla sua città d’origine, pur essendo diventata una multinazionale. L’ultimo atto di questa relazione, il nuovo centro direzionale appena inaugurato nel quartiere Aurora, si chiama “Nuvola”. Come il vapore fumante che fuoriesce da una buona tazza di caffè.