Uno skate park e dei campi sportivi nello scheletro di un’ex acciaieria, quattro torri di raffreddamento trasformate in un’opera di Street Art, una ciminiera divenuta il campanile di una chiesa ultramoderna. Potremmo essere a Chicago o a Londra. Siamo invece al Parco Dora di Torino, esempio riuscito di riconversione di un grande complesso industriale nella seconda area verde della città per estensione. Un’operazione in grado di offrire alla collettività un grande parco pubblico, conservando al contempo le tracce dello sviluppo industriale che ha caratterizzato il quartiere durante tutto il secolo scorso. L’intervento si inserisce nell’ambito della grande opera di trasformazione urbanistica della cosiddetta Spina centrale di Torino, considerato il più importante intervento in città dal secondo dopoguerra. Nello specifico (nell’area denominata Spina 3) i preesistenti stabilimenti di un gigante d’oltralpe come Michelin, le immense ferriere Fiat e le officine Savigliano divengono ora luoghi di una archeologia industriale carica di significato. Anzitutto quello di una città che cambia e si trasforma, ma conserva le tracce di ciò che ne ha permesso lo sviluppo. È con intento analogo che si è dato vita, nella stessa area, all’Environment Park, parco scientifico tecnologico per l’ambiente finalizzato allo sviluppo di tecnologia “green”: risparmio energetico, smaltimento rifiuti, energie rinnovabili e nuovi materiali. A pochi passi di distanza, il passato e il futuro dello sviluppo industriale.